La domanda più ovvia è a cosa servono le divagazioni così astratte. Per le generazioni a venire, il pensiero causa-effetto diventa sempre più alieno e l’astrazione a loro parere dovrebbe essere associata a un’immagine decente e all’intelligenza emotiva.
Conosciamo le lamentele degli intellettuali della vecchia data che si trovano sorpresi di notare che nessuno sa (peraltro, non solo in Internet) distinguere ironia e sarcasmo da dichiarazioni serie. Me ne lamento anche giungendo sempre più spesso alla conclusione che è arrivato il momento di imparare a tradurre il pensiero tradizionale in tempi moderni.
Ebbe, una distinzione piuttosto astratta tra il gusto passivo contenuto in una bottiglia e quello attivo in un essere umano così come tutte le conseguenze che ne scaturiscono si manifestano in modo molto reale, materiale, tangibile nella vita di tutti i giorni.
Tutto può essere versato in una bottiglia di vetro e solo attraverso la fiducia (quindi un contratto sociale) ci fidiamo di ciò che è scritto sull’etichetta. La nostra attività adeguatamente preparata può verificare questa verità, trovare un tempranillo dove dovrebbe essere, ma nella maggior parte dei casi ci fidiamo delle parole e preferiamo assegnare valutazioni oggettive alla materia cieca, abituati al fatto che i più saggi sappiano meglio.
Robert Parker Jr ha basato la sua carriera su questo. Oggi però, dopo aver fatto le spese in un supermercato vicino, vedendo intorno un solo tipo di vinaccio che mi ha fatto pensare di un industriale compiaciuto del suo prodotto preparato da lui in Polonia in un magazzino all’ingrosso e fatto di tutta la merda importata da ovunque, vedo in un modo particolarmente chiaro la necessità di pensare astratto per non permettere che ci facciano acqua del cervello quando ci persuadono che tutte le spazzature del mondo siano sinonimo del valore in cui credevamo presentando al mercato polacco sostituti industriali per rendere felici i consumatori.
Quindi, scrivendo sul vino in sostanza e guardando il vino attraverso il prisma di un genio americano, cerco di costringere la gente di smartphone a far lavorare alcune cellule per spostarle dai pollici al cervello.
La scelta del vino è, infatti, una scelta di aspirazione, e quindi di cultura, ovvero anche di un modo di pensare nello stile in cui tutto il mondo meraviglioso finora pensava. Può sembrare astratto nei paesi in cui il vino costa meno dell’acqua ma è così da noi. Tuttavia sottilizzando mi costringo a disciplinare, perché nulla rovina così una buona pedagogia come un disordine nella testa di un insegnante. L’attività deve essere chiara e precisa.