Il mondo intorno apparentemente rimane immobilizzato, magari rallentato. La nave si avvicina all’occhio del ciclone, raggiunge presto il vortice. Cosa succederà dopo? Non ci farò da profeta. Dopo due mesi di attesa, ho finalmente ricevuto una spedizione da Amazon USA con Mondovino, ma ho dovuto pagare altri 45 PLN al corriere. Sembra che sia l’IVA, anche se sulla fattura hanno chiaramente scritto l’IVA 0%. Così l’associazione dei poeti ancora vivi nutre tutti i corvi del mondo. Bene, ma alla fine Mondovino, l’ho visto e posso confrontare l’immagine con le parole.
Il contesto diviene importante. L’immagine stessa evoca emozioni e un’impressione diretta non ha nulla a che fare con il pensiero. Ci sono esclamazioni oh ah emotive, o non ci sono. Le conclusioni vengono dopo. Il mondo moderno si ferma a oh e ah. L’inferenza arriva già in contanti nelle tasche altrui. In qualche modo succede che nello stesso tempo guardo Breaking Bad e vedo qui una parentela in senso di attuazione, anche se mi rendo conto che Jonathan Nossiter stava facendo un documento fabularizzato e che stava filmando a mano libera. Eppure, qualcosa nel Gilligan è del Nossiter.
Una cosa è certa. Mi convince più il regista Nossiter. Quando scrive, parla troppo, nei film tutto trova il suo posto. Dopo averlo visto, Mondovino mi scuote la testa, alcuni lontani brandelli di ricordi di un incontro con l’alta cultura mi vengono in mente, quando in Polonia vennero Ettore Scola e Sergio Amidei, e poi la sposa di Scola, e Stefano Satta Flores. Tutti, tranne la moglie del regista, passed away. Mi viene ancora in mente che Sergio Amidei non volle rispettare il mio punto di vista e che Krzysztof Zanussi probabilmente mi difese, il ché rovinò l’atmosfera. O sacra memoria spietata, come potete vedere.
Ricordo di aver preso in prestito un abito proprio per poter partecipare a quell’evento organizzato dalla Scuola di Cinema di Łódź. E così vado avanti, sempre prendendo in prestito, sempre al confine della miseria e alta cultura. Non avevo nessuna idea di vino all’epoca (non l’ho fino ad ora). Ma so qualcosa sull’ambizione, sulla dignità e sulla costante paura della fame. E tutto si riduce a questo. Alla paura della fame. La morte non fa male, la fame sì. Poi com’è possibile che tutti i valori ci presentino dietro il vetro, ci facciano combattere per essi, correre dietro come topi, costruirci la natura, la cultura, la tradizione e, anche a volte, prendere in prestito un abito solo per farci sembrare eleganti nella bara?
Dopo tutto ciò cosa importa se Mondavi ha comprato o no, Ornellaia? O se poi ha venduto una parte a Frescobaldi? L’operazione non ha alcun effetto sul destino del 99% della gente. Consapevole che il valore più alto possiamo trovare nelle parole pronunciate da Hubert de Montille sul pensiero libero e provocatorio e che la vera libertà leghi il proprio destino al mantenimento dell’equilibrio nei passi sulla corda, oso ripetere la solita domanda ostinante: se il terroir ribellato contro la globalizzazione sarà in grado di fornirmi una vita dignitosa, e una dignitosa sepoltura, perché per ora siamo tutti in fosse comuni.
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