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Chioccioli Chianti Classico DOCG 2013

16 November 2017 by Andrzej Szadkowski Leave a Comment

Non ha l’ottimo artista alcun concetto.
Ch’ un marmo solo in sé non circoscriva,
Col suo soverchio, e solo a quello arriva
La man che obbedisce all’intelletto.

In questo modo, Michelangelo esprime un’opinione essenzialmente platonica che un’opera d’arte esiste già nel mondo delle idee e che il ruolo dell’artista consiste semplicemente nella sua estrazione sulla superficie materiale. Proseguendo su questa pista, rischierò una dichiarazione sul modello del sapore che, come il pensiero che abbraccia alcuni ricordi residui (forse da qualche parte là idee oggettivamente esistenti), esce da me durante la degustazione per, poi, inserirsi nella realtà materiale e, a un certo punto incontrando la perfezione contenuta nella mia idea, fa nascere l’euforia e la gioia su cui posso pronunciare lodi.

Da ciò risulta che quando assaggio un vino, cerco di trovarci ciò già programmato che si trova nei neuroni o nelle sinapsi. Per dirla semplicemente: scrivendo una nota di degustazione descrivo solo ciò che voglio trovare, quindi le mie opinioni appartengono solo a me, sottolineando che a ogni persona spetta il diritto di far derivare dallo stesso vino ricordi completamente diversi. A meno che non accettiamo che l’impressione individuale esista oggettivamente nell’arsenale delle idee; da qualche parte in una grotta platonica e che tutti gli esseri umani decodifichino nello stesso modo i modelli ormai perfetti.

Tutte queste parole per mostrare pubblicamente che il mio modello di perfezione per quanto riguarda il sapore comprende un frutto enorme e succoso, così come la freschezza delle ciliegie tolte direttamente dall’albero, ma rimane piuttosto lontano dall’invecchiamento nella botte, nonostante il fatto che adoro l’odore di legna e di trementina (finalmente arriva qui da me ogni giorno da una vicina fabbrica di truciolato). Nel mio modello la semplicità è il criterio più alto che rispecchia la mia abitudine abbastanza rozza e tutto ciò che è più complicato nel pensiero di un certo Capo Preside del Partito mi costringe a pensare inutilmente, uccidendo cosi il meglio nascosto in un’esperienza originale.

Per questo motivo posso riconoscere un vino eccezionale fatto da cabernet franc e ai presunti capolavori dare un voto semplicemente molto buono, siccome trop c’est trop et il ne faut pas mélanger l’excellence avec de la frime.

Questa introduzione è un risultato delle vertigini che mi han saltato addosso, quando ho letto il profilo dell’enologo Stefano Chioccioli e ora bevo un suo vino comprato nel negozio di Marek Kondrat. In questo negozio di Varsavia ci sono alcune perle piuttosto economiche (toute proportion gardée). Sicuramente sono vini più autentici di quelli industriali, quindi mi avventuro sempre più spesso nelle parti incantevoli di negozi del genere, stanco di trambustii insensati per avere sempre di più e ancora più economicamente possibile. Almeno morirò più sano e (per i vermi) più saporito.

Ho, però, un problema, perché sia il profilo di lettura che l’innegabile reputazione dell’enologo italiano mi costringono a fare attenzione. Non posso esprimerci un’opinione sul carattere unico e perfetto di questa bottiglia, perché non lo sento, essendo esso troppo nascosto negli angoli della vite, dove ci sono tante proporzioni insieme con la maturazione in piccoli serbatoi di acciaio inox e in tini di rovere tronco-conici. Poi quei 14 mesi “sur lies“, prima dell’imbottigliamento. Dico quindi che il vino è molto buono, forse richiederebbe qualche anno di invecchiamento in cantina, ma io non ho tempo per invecchiamenti (mi sono sempre chiesto sulla natura dell’ottimismo delle persone che pianificano la loro vita per vent’anni), ma non mi provoca nessun colpo di stordimento, visto che il mio sapore di Chianti sarebbe diverso da ciò che trovo in questa bottiglia.

Bene, sono d’accordo con tutto ciò che è stato scritto nelle note di marketing, ma io leggo sempre le parole a modo mio, secondo ciò che prova il mio palato. L’intero processo di produzione, senza dubbio meraviglioso, le fermentazioni e gli invecchiamenti ci hanno generato un Chianti Classico simile alla scuola di Bordeaux e ci ho incontrato più di cabernet che di sangiovese, sebbene oggettivamente la realtà sia diversa. È vero, il suo vestito è splendido, gli aromi altrettanto, ma la concentrazione non si adatta troppo bene, poiché tutti gli elementi ballano di più intorno al tino dimenticando un po’ il frutto. Barili ci sono presenti, alla spagnola, oppure – se preferisci – alla bordelaise e io ormai la botte in vini italiani, ‘a gò dexmentega’.

Chioccioli Chianti Classico da Marek Kondrat possiede l’aroma delle violette e del frutto rosso, un po’ affumicato nel terzo naso, ma nella rotondità gli manca del velluto. È un po’ aspro e pepato, più amaro che dolce, il ché è sorprendente, perché ci si trova un merlot di prugne e un syrah al ribes balsamico. Il vino è lungo con un po’ di legna e un po’ di mineralità nel retrogusto. Forse non sono preparato a berlo, ma, ahimè, non lo sarò più, giacche mi manca tempo, purtroppo irrecuperabile.

Chioccioli Chianti Classico Denominazione di Origine Controllata e Garantita, annata 2013, al prezzo di 89,00 PLN per una bottiglia (0,75), comprato in un negozio di Kondrat Wina wybrane Srl a Varsavia, (rosso, secco, ceppi: sangiovese 85%, merlot 5%, syrah 5%, cabernet sauvignon 5%). Il vino imbottigliato all’origine da Chioccioli Altadonna Srl – Italia. Questa bottiglia riceve da me 95 punti – voto: ottimo.

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Filed Under: polski Tagged With: cabernet sauvignon, Chianti Classico, Chioccioli, Chioccioli Altadonna Srl, Denominazione di Origine Controllata e Garantita, Italia, Kondrat Wina wybrane Srl, merlot, Sangiovese, syrah, Varsavia, vini italiani

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