E il cliente ha le sue. Non è strano, basta ricordarselo e non mescolare i livelli. La cosa peggiore è fingere di essere un cliente facendo affari. In realtà, ci sono diversi business e diverse regole ci si applicano. L’essere umano comune tiene – nella nostra zona culturale – il Decalogo da cui possono derivare tutte altre regole.
E nel frattempo è successo tanto nel mondo che non ci sto più a tenere il passo. Catalogna e Spagna dove qualcuno tira spaghi così ben nascosto che pochi vogliano parlarne; eppure come sempre si tratta soltanto del denaro e l’euro ci perde. Lombardia e Veneto che votano per l’autonomia, quindi presto sarò costretto di andare a Venezia o Milano per chiedere un visto. Ebbe’, succede.
Il produttore di vino medio o piccolo esercita nel mondo (non da noi, perché qui il mondo è diverso) la sua attività secondo le regole corrispondenti alla sua dimensione e non ha ambizioni da superpotenza che, a sua volta, caratterizzano le grandi società.
Le catene di sconto essendo grandi aziende esistono, anche, per sostenere migliaia di dipendenti (in aggiunta al profitto). Esse posseggono le loro regole e vendono ciò che vendono secondo il loro interesse. La loro logica era quella di inventare una produzione industriale di vino con minimi costi di produzione in risposta alla domanda di massa di milioni di persone povere che non potevano permettersi prodotti da produttori piccoli e medi. Maggiore è il fatturato, maggiore è la possibilità di sostenere migliaia di posti di lavoro, ossia i poveri nutrono i poveri.
Quando scriviamo sui vini dalle catene di sconto, appoggiamo ovviamente le loro strutture e non ci vedo niente di sbagliato, a condizione che lo facciamo onestamente e non facciamo finta di essere altri. È, però, un paradosso che vorremmo sviluppare la nostra piccola impresa sostenendo i negozi di sconto. La contraddizione che porta al disordine nella testa.
L’unico modo per uscire dal paradosso è quello di essere sinceri. All’inizio della storia Parker ha rappresentato gli interessi dei clienti e ha sviluppato un codice di condotta. Basta usarlo in pratica. Non cambia niente che, in seguito, i suoi rappresentanti hanno distorto i principi appoggiandosi soltanto sul profitto, l’onestà rimane sempre vera e sempre è possibile fare riferimento al Decalogo.
I clienti, oppure se si preferisce: consumatori non sono per niente stupidi, indipendentemente dal livello di ricchezza. Basta essere onesti con loro e se la caveranno con le scelte. Tuttavia bisogna onestamente fornire tutte le informazioni disponibili; anche quelle che indicano quanti prodotti chimici sono stati utilizzati nella produzione della bevanda per crearne un vino economico, in un discount.
Non ci sono grandi segreti, è solo una lotta per sopravvivere. Bisogna, quindi, prestare attenzione purché abbia forme etiche e non versare l’acqua dove non è necessario.
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